Incidente sulla Jonio – Tirreno. le vie di comunicazioni calabresi trascurate, ma si pensa ad altro
Una famiglia percorre il sentiero che da Bivongi conduce alle cascate del Marmarico. Vengono da San Calogero. Una madre di 36 anni con la figlia di 4, suo fratello con la compagna e la figlia di 3 anni. Sono allegri, spensierati, hanno deciso di festeggiare così il compleanno dell’avvocato Antonella Teramo, la madre, tornata da Milano in Calabria per trascorrere le vacanze coi suoi cari. Incontrano delle persone – due amici e la figlia di uno di loro – e lei, dal carattere espansivo e cordiale, raccomanda loro di fare attenzione, ché alcuni passaggi nascondono insidie inaspettate. Certamente sa, ma in quel momento non ci bada, che il pericolo vero, in Calabria, non sono i sentieri di montagna, ma le strade che collegano le varie parti di un territorio notoriamente accidentato. Qualche ora dopo, l’auto sulla quale percorrono la Jonio Tirreno (strada statale 682) si scontra frontalmente con un’altra occupata dal solo conducente. Questi e la madre muoiono sul colpo; la bambina di 4 anni, Maya, poco dopo all’ospedale di Polistena. Feriti gravemente la bambina di tre anni e gli altri due familiari, che avevano fatto la promessa di matrimonio lo scorso 30 marzo.
Da circa un mese si dibatte sulla prossima chiusura di questa strada. Ci sono lavori improcrastinabili da effettuare nella galleria che buca per tre chilometri il monte Limina. Ciò di cui invece non parla chi decide cosa fare, dove e quando, sono gli interventi su tutto il sistema delle comunicazioni della regione: stradali, ferroviari, marittimi, aerei. E quando affronta l’argomento, è solo per reclamizzare il ponte sullo Stretto e la destinazione al Nord dei fondi che servirebbero per rendere il sistema moderno, efficiente, e soprattutto sicuro. È vero, accade che una delle cause degli incidenti automobilistici sia da imputare all’alta velocità, all’imprudenza. Già, perché gli straccioni calabresi per spostarsi senza rischiare, la vita o sanzioni pesanti, lo devono fare a 50 chilometri orari. Anche quando hanno esigenze lavorative che imporrebbero tempi limitati, come succede nei luoghi solo ipoteticamente concorrenti che con ipocrisia vengono definiti più fortunati. Non di fortuna si tratta. Sono le scelte scellerate a fare della Calabria una terra ormai senza futuro. Scellerate e frutto di un’accondiscendenza, da parte della classe dirigente locale, che sfocia nel servilismo, nell’ascarismo più eclatante. Una pratica, sia chiaro, non imputabile esclusivamente alla Destra. Così, la traiettoria storica calabrese si presenta come un libro già scritto, dal finale scontato. Il nostro cammino, al contrario di quanto asseriva qualcuno, è identico al rotolare della palla sul biliardo: parte e arriva dove deve arrivare. L’unico ostacolo che potrebbe incontrare, fuor di metafora, è quello che finora non si è mai effettivamente presentato: una presa di coscienza che porti i calabresi tutti, in primis la sua classe dirigente, a prendere nelle proprie mani il futuro di questo “sfasciume pendulo sul mare” per tentare, nei limiti del possibile, di migliorarne la sorte.
Reggio Calabria, 22 agosto 2023 Nino Mallamaci